Page 4 - Ruspoli
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ridestare il ricordo  di chi c'era e, viceversa, incuriosire chi non c'era: Ina-Casa, Kremlino, ( come si
            scriveva allora con la K ), Ente Maremma, la Pietà  di Michelangelo che parte per l'Esposizione di New
            York, la corrente "gronchiana" nella D.C. Insomma sono poesie che vanno senz'altro lette ed ognuno
            avrà il gusto della sorpresa.
            Ma la vena dei sonetti in dialetto contenuti in Pidocchietto non si ferma alla satira e al suo  irriverente
            cantore che, alla maniera belliana, lancia serciate a tutti e in tutte le direzioni. Ci sono anche, e questa
            volta in prosa, in italiano, impressioni, osservazioni e considerazioni su Roma di notte, piccoli flash, come
            al solito, fra l'umoristico e l'ironico su posti celebri e celebrati (Piazza S. Pietro, il Colosseo, il Foro
            Traiano) e  spunti su un'inedita "Roma minore"  ( la Lupa, i marciapiedi, i turisti). Ma nel libro c'è un
            gruppo di sonetti molto belli ed assai importanti, assolutamente nuovi ed unici nella tematica dialettal-
            romanesca.  È  un  materiale  che  riguarda  la  vita  della  mondanità,  dei  bon  vivant,  osservata  da  un
            aristocratico, da un Principe Romano che ne prende vivamente parte: e allora ecco Er golf dell'Acqua
            Santa, "Sus scrofa majori" (sonetto sulla "cacciarella" al cinghiale, letto al Circolo della Caccia), e un altro,
            in  lingua,  La  volpe,  presentato  ugualmente  al  Circolo  della  Caccia,  in  un  pranzo  a  chiusura  di  una
            stagione della caccia alla volpe.
            Francesco Ruspoli da il suo contributo alla Strenna dei Romanisti  che dal 1940, ininterrottamente, da 64
            anni,  è  l'organo ufficiale  antologico del Gruppo.  Interviene nel volume  del  1959  con  due  poesie  in
            italiano,  entrambe  suggerite  dall'altra  sua  grande  passione,  oltre  a  quella  che  ha  per  Roma:  è  la
            Maremma. Le due composizioni fanno parte di un secondo libro di Ruspoli, con un titolo liricamente
            triste, Ultima Maremma. I testi vengono affidati al raffinato editore Gaspare Casella di Napoli. Curzio
            Malaparte, che ha pubblicato Kaputt  con Casella, legge le poesie e ne rimane entusiasta e vuole scrivere
            la prefazione al libro; ma deve partire per la Cina (sarebbe stato il suo ultimo viaggio); si raccomanda
            con l'amico editore di non pubblicarlo prima del suo ritorno.  Ma alla fine, nel 1958, Ultima Maremma
            esce con questa affettuosa prefazione di Gaspare Casella: "….Malaparte tornò, ma purtroppo era già
            gravissimo in clinica quando lo andai a trovare. Mi riparlò del libro e insistette nel proposito di voler far
            lui la prefazione, e mi disse: " Mi piacciono quei versi sulla Maremma. Amo la Maremma, terra etrusca,
            terra di palude, di bufali, di cinghiali. Ritrovo in quelle righe, la poesia, il colore, il sentimento di un
            paesaggio che va cambiando fisionomia." Ecco Maremma morta contenuta nel libro:

                                       Maremma morta


                                 Maremma morta,
                                 metti una sella all'ultimo cavallo
                                 che voglio andare via da questa terra !
                                 E lega sulla sella una canestra,
                                 con dentro una zanzara imbalsamata,
                                 una ricotta e un fiore di ginestra !
                                 Togli dal fontanile quello stemma,
                                 che me lo porto via nella bisaccia
                                 ora che è imbastardita la maremma !

            Certo è che la Maremma lo attrae proprio, è uno stimolo continuo per la sua personalità artistica che si
            esprime pure nella pittura e nella scultura. Soggetti quasi tutti maremmani: butteri, pastori, animali e
            flora, tutti riprodotti in chiave verista ed impressionistica. Ne fa, intelligentemente, un melange in una
            indovinata pubblicazione, curata da Aurelio Tommaso Prete, sempre con lo stesso amato titolo Ultima
            Maremma. In quest'opera viene presentata la sua produzione di pittura e scultura; per didascalie figurano
            le poesie che lo hanno ispirato. La scultura è l'attività che lo interessa più di tutto. Nel 1982 la Strenna dei
            Romanisti riproduce, in una tavola fuori testo, una sua "terracotta": è un'opera di due figurine femminili,
            modellata con sapiente impressionismo.
            La Maremma laziale e la Campagna Romana è il tema di una mostra ordinata nel 1993 alla Fondazione
            Besso  sempre  attenta  ad  ospitare  gli  eventi  culturali  più  importanti.  Nella  rassegna,  curata  da  Pier
            Andrea De Rosa e da Paolo Emilio Trastulli, sono esposte le opere dei conclamati interpreti di queste


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