Page 5 - La tentazione comica
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romanesca ad un copione Via delle cinque lune di Luigi Chiarini del 1941. La vita e l’opera di Trilussa che
            è  la  grande  personalità  del  Novecento  romano  e  italiano,  è  racchiusa  nel  prezioso  e  fondamentale
            “Meridiano” uscito da Mondatori a cura di Claudio Costa e Lucio Felici.
                   Altro posto romano d’incontro, un po’ molto più chic, è il Circolo Artistico Internazionale a Via
            Margutta. Qui convengono pittori e scultori affermati con i loro omologhi stranieri, letterati di chiara
            fama, qualche dignitario della Real Casa, rappresentanti del Corpo Diplomatico, Nobiltà romana. E’
            sempre  scapigliatura  ma  di  tono  più  elevato  e  colto  che  vivacizza  comunque  l’ambiente  artistico
            romano. E’ proprio qui, al Circolo Artistico, che si svolge un’attività spregiudicata e caratteristica, un
            ritrovo  tra  la  cerchia  degli  artisti  e  il  giro  mondano  di  Roma.  Avvengono  balli  in  maschera,  le
            sempiterne “carciofolate”, buone per tutti i ceti, mostre a tema, si preparano e si realizzano raffinati
            Tableaux vivants, vengono montate rievocazioni storiche in costume addirittura per le strade di Roma fra
            ali di folla plaudente. E’ una numerosa e qualificata brigata frequentata da letterati, giornalisti affermati,
            musicisti, bon vivants: D’Annunzio,  Mascagni, Pascarella che ha spiccato il volo, Chigi, Colonna e tanti
            altri della società romana. Sono rimaste celebri alcune rievocazioni: Le feste Palilie, il giorno del Natale di
            Roma, fra i ruderi e le alture del Palatino con la partecipazione di cavalli e figuranti vestiti da antichi
            romani tra l’ammirazione di un pubblico festoso. Poi La mascherata di Bartolomeo Pinelli, (pittore romano
            dell’800 molto amato  dagli  artisti)  durante  il  Carnevale  con una  sfilata  da  via  Margutta  alla Sala del
            Teatro Costanzi. Infine una famosa Veglia neroniana, occasione satirico-mondana alla quale accorre tutta
            Roma, dalla Corte al Governa, dal Corpo Diplomatico al Parlamento, dall’aristocrazia al Municipio. In
            parallelo  e  a  margine  di  questo  ambiente  nasce  il  cinema,  quello  muto,  con  quelle  filme  che  poi
            rimarranno famose, quelle a sfondo storico sull’antica Roma: il pittore Enrico Guazzoni che abbiamo
            ricordato precedentemente ne dirige una delle prime, Agrippina. Il muto attira anche lo scrittore autore e
            critico drammatico Lucio D’Ambra (pseudonimo del conte Renato Eduardo Manganella) che dirige Il
            re,  le  torri  e  gli  alfieri  ;  l’opera  resterà  nella  storia  del  cinema  come  un  pregevole  esempio  di  “cine-
            operetta” di grande gusto figurativo.
                    E’ proprio vero che il Caffè Aragno è il posto più importante della Terza Roma. E’ al centro
            del centro storico della città, tra il Parlamento e le redazioni dei giornali. Le notizie, buone e cattive, vi
            circolano immediatamente, vengono commentate, suscitano reazioni ed emozioni Ci devono, ma direi,
            più, ci vogliono passare tutti: dai politici ai giornalisti ai letterati  La sala prediletta è la cosiddetta Terza
            Saletta, la famosa Terza    Saletta d’ Aragno. Questo è forse il caffè più “scritto” perché raramente un
            caffè  italiano  ha  suscitato  un  tal  numero  di  articoli,  memorie,  saggetti  e  anche  un  libro  intero  (il
            delizioso La saletta d’Aragno.di Adone Nosari oggi quasi introvabile). Esce anche, nel 1912, ma solo per
            tre numeri, un giornale dallo stesso titolo. Lo redige un gruppo di giornalisti assidui frequentatori; quasi
            tutto il foglio presenta poesie e poesiole satiriche sul conto degli habitués del Caffè.: come ho detto
            sono giornalisti, politici e gente di teatro. Ma non mancano poi i soliti poeti speranzosi di pubblicare le
            loro opere e gli agitati futuristi che scrivono lì i loro manifesti: quasi tutti senza una lira, alcuni molto
            malandati e bisognosi. Sono entrati ormai nell’ aneddotica il cappuccino del poeta povero e la mezza
            bottiglia di latte che sostituiva il vino nel famoso “angolo dei gottosi”, come vengono chiamati i clienti
            costretti  a  un  regime  dietetico.  Aragno  ha  visto  passare,  e  sostare,  tutta  la  società  letteraria  per  un
            cinquantennio  buono.  Difficile  solo  tentare  un  florilegio  tra  tanta  abbondanza  di  prosa;  ancor  più
            difficile trovare  la frase definitiva che suggelli i giudizi. Si va dal perentorio “In politica come in arte
            bisognava venire a patti con la Saletta” (Ferdinando Martini) all’acido “Si entrava sovversivi e se ne
            usciva  conservatori  arrabbiati  e  nazionalisti,  dannunziani  e  colonialisti”  (Vincenzo  Cardarelli);  dal
            compiaciuto “Entrare nella Terza Saletta era come prendere una laurea o dare un esame di maturità
            artistica” (Anton Giulio Bragaglia) al suggestivo “Arrivavano i giovani dalla provincia e piombavano
            allucinati  da Aragno....La Terza Saletta era sempre colma  e  vociante,  immersa in  un  denso  fumo di
            toscani, tutte le sedie e i divani sovraccarichi di cappotti e cappelli…” (Ercole Patti). Poi la Grande
            Guerra, una lapide in via delle Convertite ( ma non so se ci sia ancora) che ricorda i caduti per la Patria.
            Ci sono i nomi di quei giovani che pieni di speranza andavano da Aragno per cercare di vivere una
            carriera artistica e che non fecero a tempo neanche a cominciare. Viene in seguito il fascismo e la Terza
            Saletta  è  la  mira  quotidiana  degli  spioni  dell’  OVRA  che  registrano  il  malcontento,  la  fronda  e  il
            disfattismo dei frequentatori che, a questo punto, temendo il peggio non ci vanno più. Poi i tedeschi e


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