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di attore, regista sceneggiatore e talvolta anche di produttore; questo aspetto è

                        stato giustamente ed abbondantemente studiato ma sarà compito degli storici e
                        degli specialisti di studiarlo ulteriormente, fino in fondo.

                             Voglio ricordare, proprio per il piacere del ricordo, alcune indimenticabili
                        interpretazioni  di  Aldo  Fabrizi,  solo  quelle  specificatamente  "romane":  il

                        paterno e bonario bidello Orazio in Mio figlio professore, di Renato Castellani, lo
                        sprezzante ed iracondo commendator Carloni in Prima comunione, di Alessandro

                        Blasetti e il volgare e ricchissimo "palazzinaro" Romolo Catenacci in C'eravamo
                        tanto amati, di Ettore Scola. Sono tra le migliori prove di questo attore, tipiche

                        del registro comico-cinico-patetico che gli è maggiormente congeniale.
                             Arrivano  a  Roma  gli  Alleati  e  Fabrizi,  in  quella  calda  estate,  prima  di

                        spiccare  il  volo  dopo  la  grande  interpretazione  di  don  Pietro  per  Roma  città

                        aperta, monta al "Salone Margherita" alcuni spettacoli teatrali: sono tre piccole
                        commedie  che  s'ispirano  a  fatti  e  situazioni  dell'immediatissimo  dopoguerra

                        romano visti, come al solito, con lo spirito vivace ed arguto di autore e attore
                        che  ormai  lo  distingue.  Il  debutto  avviene  con  Volemose  bene…che  si  rifà  al

                        famoso  incitamento  del  Sindaco  Filippo  Doria  Pamphilj  pronunciato  al
                        termine della sua prima allocuzione alla cittadinanza di Roma appena liberata e

                        in un momento pericolosissimo di conflitto civile. La regia è di Mario Mattoli
                        che  Fabrizi  rivede  dopo  L'ultima  carrozzella.  Agli  altri  due  spettacoli,  sempre

                        sulla Roma del periodo "alleato", collabora Marcello Marchesi: hanno per titolo
                        Come  si  dice  in  inglese?  e  Hai  fatto  un  affare.  Le  commedie  hanno  un  successo

                        insperato. Sono campioni d'incasso, con la concorrenza di Ruggero Ruggeri al
                        “Teatro delle Arti” e di Macario al “Valle” e con il coprifuoco che comincia

                        alle nove di sera.
                             Verso  il  1960  è  chiamato  a  far  parte  del  Gruppo  dei  Romanisti:  ama

                        Roma ed è felice che il suo nome sia accanto agli emeriti sostenitori e studiosi

                        della  città.  Collaborerà  alla  "Strenna  dei  Romanisti"  con  alcune  poesie  sulla
                        cucina.

                             Negli anni passati ho partecipato come organizzatore di produzione alla
                        lavorazione di molti film e nel 1952 in Altri tempi, film ad episodi di Alessandro

                        Blasetti,  trovai  Fabrizi  nel  ruolo  di  raccordo  tra  un  episodio e  l'altro:  era  la
                        figura  di  un  bancarellaro  di  libri,  parte  perfetta  per  le  sue  corde  espressive.

                        Fabrizi,  sul  set,  era  il  terrore  della  troupe,  un  caratteraccio  non  cattivo
                        certamente  ma  scorbutico,  scontroso,  di  poche  parole,  senz'altro.  Lo


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